<<You are not here only to train your body, this is the moment for you to look inside>>, così oggi Tania, la prof di yoga, ha detto mentre un’intera classe piena zeppa di yogi esperti e meno esperti soffriva in silenzio in una posa durata 3 minuti, mentre i muscoli delle gambe e delle braccia si allungavano sempre più. Il dolore non è sparito, la sensazione che ogni fibra muscolare si stesse allungando, allentando a dismisura hanno semplicemente ceduto il posto a un pensiero qualunque. Il mio cervello ha preso la leadership e si è concentrato su una riflessione interiore sovrapponendosi così al dolore dello stretching.
Guardarsi dentro è una delle cose meno comuni
durante la giornata. Impegnati come siamo a inseguire le nostre responsabilità,
gli orari, gli impegni nostri e degli altri, le aspettative che abbiamo su noi
stessi, perdiamo di vista l’ascolto. Siamo presenti per un’amica che ha bsogno
di un consiglio, o per un collega che ha bsogno di sfogarsi dopo una lite con
un superiore, ma non ci concediamo 20 minuti di silenzio per ascoltare quello
che il nostro stesso corpo ha da dirci. Farlo durante la lezione di yoga,
concentrarsi veramente per 3 minuti non sul dolore e la fatica, ma su quello
che il mio io mi stesse dicendo in quell’istante è stato un inaspettato
traguardo. Un’emozione che non è durata solo i 3 minuti di esercizio. Una sensazione
che mi porto dietro per tutto il giorno. Una sensazione nè di buonumore nè di
indifferenza, uno stato d’animo neutro, equilibrato, bilanciato, come credo
dovrebbe essere tutti i giorni.
Mi impegno a dare al mio tempo e a me stessa il priviliegio di capire quanto bisogno ho di
me stessa. Di aprire poco a poco la mia mente e non solo le mie braccia, di
lasciare la mia pelle traspirare di benessere.
Dalla finestra osservo le prime gocce d’acqua
dell’autunno e libero il mio spirito ad accettare la bellezza di un cielo
grigio.
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